La distorsione di ginocchio è un tipo di infortunio con grossa prevalenza in tutti gli sport che prevedono il salto e l’atterraggio ad alta intensità o il contatto intenso.
In sport come il calcio, il rugby, la pallavolo e il basket per citarne alcuni, può capitare che atterrando da un salto o durante il contatto il ginocchio ruoti oltre i confini della normale biomeccanica articolare, con conseguente impotenza funzionale, infiammazione acuta intra-articolare, gonfiore e dolore.
A volte, ma non necessariamente, quando la distorsione è particolarmente “grave” e i sintomi sono importanti, arriva la notizia più temuta: la rottura totale o parziale del Legamento Crociato Anteriore (LCA).
I dati e l’epidemiologia ci dicono che la maggior parte la rottura del crociato avviene in maniera indiretta (ossia senza contatto fisico tra atleta e l’avversario, ma con l’atleta che fa “tutto da solo” atterrando) e che in prevalenza succede di più ad atlete donne, questo perchè la naturale maggior predisposizione alla lassità legamentosa e la forma del bacino portano le atlete di sesso femminile a essere più a rischio di subire questo infortunio.
A questo punto scatta il timore e la paura da parte dell’altleta, che immagina necessaria e indispensabile l’operazione chirurgica per la ricostruzione del LCA.
Ma è sempre davvero così?
In realtà DIPENDE.
La prima premessa è che la valutazione spetta al medico specializzato in ortopedia e traumatologia, e a questo proposito consiglio di rivolgersi a un ortopedico esperto nel trattamento del LCA.
Il medico valuterà le varie opzioni riabilitative tenendo presente i dati presenti in letteratura e le esigenze e obiettivi del paziente.
La letteratura ci dice infatti che non per tutti i pazienti la stabilità antero-posteriore del ginocchio, che garantisce di non prendere distorsioni spesso, è tenuta principalmente da una struttura passiva come LCA, ma dalla muscolatura della coscia e della gamba che attivamente e dinamicamente tiene centrata l’larticolazione durante corsa, salto e atterraggio.
In letteratura inoltre sono stati fatti numerosi studi che indicano come possibile la via conservativa ( ossia riabilitativa e non chirugica) per la riabilitazione del LCA, quindi in teoria varrebbe la pena tentare la via riabilitativa con un programma che, passata la fase infiammatoria acuta, lavori per almeno tre mesi sulla forza e stabilità del ginocchio e di tutta la catena cinetica del paziente che coivolge anche core, bacino e se vogliamo tutto il sistema coordinativo dell’atleta.
La valutazione se procedere direttamente alla ricostruzione chirurgica però tiene conto di fattori come lo sport praticato, il livello a cui viene praticato (professionista vs non professionista fa una bella differenza), obiettivi del paziente.
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