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Il concetto di core stability è conosciuto da anni tra atleti, allenatori, trainer e fisioterapisti.
Ma se i preparatori e fisioterapisti ne conoscono e riconoscono l’importanza, non è sempre così tra atleti e allenatori.
La verità, scientificamente supportata, è che “la core stability è stata studiata essere fondamentale per una funzionalità biomeccanica efficiente, per massimizzare la generazione di forza e minimizzare il carico sulle articolazioni in ogni tipo di attività, dalla corsa alle attività di lancio” (1).
Inoltre sempre secondo Kibler e colleghi è particolarmente importante negli sport overhead, tra i quali il tennis.

Questo perchè, avere un centro del corpo stabile e performante, permette agli superiori e inferiori di muoversi liberamente senza adattarsi ad una instabilità di tronco più o meno marcata.(2)

Per chi fosse neofita dell’argomento è utile sapere che il core è anatomicamente costituito da una “cassaforte” muscolare in cui il pavimento pelvico è il pavimento, il diaframma il tetto, la muscolatura addominale la parete anteriore e la muscolatura paravertebrale estensoria e il quadrato dei lombi la parete posteriore. (3)
Quando tutti questi muscoli vengono attivati contemporanemente, viene aumentata la pressione intraddominale, permettendo così di diventare davvero una “cassaforte” rigida, anticipando il movimento di arti superiori e inferiori, dando stabilità al gesto atletico e alla catene cinetica tipica di quello sport o attività. (4)

Questi studi e queste considerazioni rendono chiara l’utilità di allenare la core stability con l’obiettivo di prevenire gli infortuni e aumentare la performance sportiva.

Ma come farlo nella maniera corretta?
Dato che come abbiamo visto il core è composto da un insieme di muscoli che espletano funzioni anche diametralmente opposte (es. Retto addominale VS estensori lombari), l’allenamento della core stability dovrebbe “non essere incentrato su un solo muscolo, in quanto la stabilità del corpo si ottiene tramite movimenti e attivazioni muscolari finemente coordinati tra loro” (5). Ne deriva la necessità di inserire l’allenamento nello sviluppo di forza e stabilità di una catena cinetica specifica per quello sport.
Per esempio in un tennista sarà utile proporre esercizi che coinvolgano arti inferiori core e arti inferiori, mentre in un calciatore di movimento il lavoro dell’arto superiore avrà meno importanza (ma non nulla).

Per questi motivi è necessario rivolgersi ad un clinico esperto che sappia riconoscere le specifiche esigenze sia dello sport praticato, sia del singolo atleta che si presenta in studio.

 

 

  • Kibler WB, Press J, Sciascia A. The role of core stability in athletic function. Sports Med. 2006;36(3):189-98. doi: 10.2165/00007256-200636030-00001. PMID: 16526831.
  • Akuthota V, Nadler SF. Core strengthening. Arch Phys Med Rehabil. 2004 Mar;85(3 Suppl 1):S86-92. doi: 10.1053/j.apmr.2003.12.005. PMID: 15034861.
  • Richardson, C. A., Hodges, P., and Hides, J. A. (2004). Therapeutic Exercise for Lumbopelvic Stabilization: A Motor Control Approach for the Treatment and Prevention of Low Back Pain. 2nd ed. London, United Kingdom: Churchill Livingston
  • Jensen BR, Laursen B, Sjøgaard G. Aspects of shoulder function in relation to exposure demands and fatigue – a mini review. Clin Biomech (Bristol, Avon). 2000;15 Suppl 1:S17-20. doi: 10.1016/s0268-0033(00)00054-1. PMID: 11078900.
  • McGill SM, Grenier S, Kavcic N, Cholewicki J. Coordination of muscle activity to assure stability of the lumbar spine. J Electromyogr Kinesiol. 2003 Aug;13(4):353-9. doi: 10.1016/s1050-6411(03)00043-9. PMID: 12832165.